Michelangelo Della Morte

Si diploma in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Napoli.

Davanti alle opere di Michelangelo Della Morte non si può non pensare alle assonanze con la pittura del seicento ed in particolare al Caravaggio, alla "sua luce", ai corpi, agli sfondi.

La luce attraversa le opere di Michelangelo Della Morte, colora gli incarnati con impatti diversi: ora feroci e palpitanti di sangue, ora con sfumature più chiare, rilassate e contemplative.

I corpi di uomini e donne assumono cosi significati simbolici diversi, nelle loro posture classiche e nel loro isolamento inquietante e, direi, tutto postmoderno.

Ed è proprio questa, a mio parere, la cifra stilistica che si coglie: questa dialettica continua tra passato e presente, tra la bellezza manieristica che ci è tramandata dai grandi maestri, e le ossessioni del presente. il senso tragico dello stare al mondo.

Questo artista, grazie ad una solida e non ordinaria formazione accademica, fa sua la lezione del passato, (Caravaggio, ma anche Ribera e Rubens) si (ri)approrpia dei canoni seicenteschi della bellezza, dell'arte di ritrarre la figura umana, dalla sacralità dei corpi e della luce, ma contamina e rielabora questa lezione con la sensibilità di uomo del terzo millennio.

La sua figura umana, eccezionale nel tratto come quella dei suoi amati maestri, è calata in un atmosfera diversa, spesso claustrofobica, che sembra interrogarsi sul futuro. I suoi corpi sono vicini ad altri oggetti simbolici, e ci comunicano geometrie esistenziali nuove, scenari spesso enigmatici.

Quello di Della Morte è un modo estremamente originale e sapiente di guardare al passato, di nutrirsi di quell'arte e coglierne gli stimoli attualissimi, con la testa al futuro. Siamo in presenza di uno di quegli artisti che ha compreso come, nella vita e nell'arte, è possibile avere "un grande avvenire dietro le spalle.

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