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Subject Mario Apuzzo " Archeologie del Sogno "
Messaggio di Gino il domenica 8 novembre 2009 alle 12:03   -  forum administrator-  forum moderator
Città: Napoli   Iscritto il: venerdì 29 giugno 2001   Posts: 12608   View Gino's profileProfilo Search for other posts by GinoCerca Visit Gino's homepagewww Quote

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mario Apuzzo

 

Prefazione

di

Nicola Oddati

 

 Napoli è una città che si è distinta

per secoli nel panorama della cultura come una città intellettualmente

viva, ricca di pensatori che hanno dato un forte contributo nel campo delle

scienze umane e, cosa ancora più importante, che sono stati prima di tutto

uomini d’azione, impegnati nel rinnovamento della società civile.

È per questo motivo che sono lieto di ospitare la personale di Mario Apuzzo

nelle prestigiose sale del Maschio Angioino. Mario Apuzzo è un’artista di

riconosciuta fama nazionale noto non solo per la sua arte ma anche per la

capacità di proporre idee che hanno l’obiettivo di rifondare, giorno per giorno,

il rapporto della città con la cultura, impegnandosi così per il rinnovamento

della società civile. Né è un chiaro esempio la sua carriera

artistica che lo vede, tra l’altro, nel 1997 fondare, nella propria casa,

il Centro studi Xeniart come anche l’istituzione nel 2004 del Premio “Leggio

d’Oro”. Credo sia una suggestione importante

quella che ci viene proposta con la mostra “Archeologie del sogno”, un

modo originale per interrogarci sulla contemporaneità e su come questa

possa esprimersi in un linguaggio artistico immediato e accattivante, di volta

in volta rivisitato, un linguaggio artistico che trasforma le tradizioni del

passato in storia del presente e sogni del futuro.

La forma espressiva di Mario Apuzzo nasce, nelle sue opere conosciute,

grafiche e pittoriche, da una suggestiva compresenza di geometria e sensualità.

Le immagini evocano in genere contenitori meccanici, congegni fantastici,

privi di una valenza funzionale, e tuttavia fortemente allusivi ai moderni

processi tecnologici, in una fase che potrebbe dirsi di alterazione dei sistemi

produttivi, senza un fine progettuale, liberamente. In questo contesto

i congegni assumono il senso di una metafora astratta e persino ironica,

carica di rimandi emotivi e psicologici, che interpretano la vita dall’interno,

nei movimenti oscuri e complessi dell’esistere, ma anche dall’esterno,

fotografando simboli e segnali della società postindustriale.

La realtà appare in un suo assetto precario, generando nell’ osservatore

una sensazione come di vertigine, di disequilibrio che suggerisce emotivamente,

anche a causa del taglio inclinato delle superfici, una sensazione di

imminente o possibile ferita. Lo stesso colore, delle grafiche soprattutto,

livido e metallico, appena venato di rosso e solo in parte di oro, accentua

la sinistrità un poco distaccata di “macchine inutili”.

Sicché, all’interno dei congegni si introduce una forma morbida e sensuale,

duttile e mobile, che si intreccia con la struttura metallica. La materia

liquida si discioglie in nodi, in materia pulsante, passa attraverso le feritoie

del metallo, occlude i pori della materia, rende così viva la materia inerte e

morta la materia viva. E’ ancora questo metamorfismo sensuale e fantastico,

ma anche sottilmente drammatico, a caratterizzare la produzione ultima di

Mario Apuzzo, di quest’anno: una produzione

interessantissima e per certi versi inusitata.

 

Info:

 

apuzzomario@virgilio.it



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