Antonio Dell’Aversano
CARTE CARTONI CARTACCE 2006
Ecco 40 opere, realizzate dopo dodici anni di assoluto silenzio in un arco di tempo brevissimo, in un forsennato ed improvviso bisogno creativo, in una ritrovata ed esplosiva urgenza comunicativa.
Ecco la pittura di Dell’Aversano che arriva con la rabbia che da sempre la ha contraddistinta, una rabbia che ha ora, però, bisogno di riflettere su se stessa, di tornare a vivere, di ricordare come e dove era nata. Ha bisogno, per ritrovare la sua forza, di un lento e progressivo percorso ricostruttivo. In queste 40 carte, o cartoni, o cartacce ripercorre a passi spediti la sua storia e la nostra storia dell’arte, dalla statuaria antica a Munch, dall’ espressività di Signorelli a un Bosch allucinato e difficile, dal giovanile interesse per l’informale alle bruciature, al nucleare. Ripercorre la sua storia e la nostra storia, si immerge nei suoi oli per troppo tempo trascurati da protagonisti consapevolmente distratti, da chi per anni aveva decretato la morte del pittore, da chi riverendo i grandi maestri li aveva deificati o scarnificati, relegandoli così al limbo di una Storia che bastava a se stessa. E invece Dell’Aversano ci mostra, qui, come senta ancora e forte la lezione di questi maestri, come non possa e soprattutto non voglia scacciare dalle sue forme e dai suoi corpi la storia che li ha preceduti, una storia che ha potuto negare se stessa, e che ora, anche grazie a queste negazioni, ha la maturità per andare avanti, per ritrovare la potenza dell’espressione pittorica e riprendere tra le mani il pennello, suo veicolo essenziale e discriminante.
È questo allora il richiamo, vistoso e prepotente a riconoscere alla pittura tutta la poesia che le era stata sottratta, tutta l’autorevolezza misconosciuta in anni di forsennati sperimentalismi.
REPERTI 2006
11 lavori su tavola in tecnica mista nei quali l’artista pare isolare e dunque portare al rango di pura immagine una serie di figure, una galleria di forme assolute, autonome, decontestualizzate dalla propria primitiva sistemazione.
Non sappiamo né da dove provengano né come siano giunte sino a qui.
Senza avvertire l’esigenza di fornire alcuna informazione aggiuntiva, esse ci vengono proposte come Reperti, frammenti pittorici offerti al nostro occhio di lettori d’arte come testimonianze di una storia da ricostruire e ricontestualizzare.
La loro stessa sostanza materica, fatta di intonaco, di oli che si trasformano in paste dense e argillose, è impolverata dagli anni trascorsi sotto le macerie di un’arte che ha dimenticato la sua storia, e ha, con essa, sepolto i suoi strumenti.
Ed è pertanto proprio qui il senso di proporre immagini e forme ritrovate, riportate alla luce come ammonimento sì, ma in primo luogo come proposta, per una ristrutturazione della pittura, in forme non già vecchie o passate, bensì recuperate nella loro primordiale natura spazio-temporale.
CARTOLINE, I MIEI PROBLEMI SULLA STORIA 2009
I miei problemi sulla Storia:una nota significativa per circa 120 opere di piccolo formato realizzate intervenendo sulle riproduzioni fotografiche, cartoline, di alcuni tra i più significativi e determinanti episodi della Storia dell’Arte italiana e internazionale.
Un’ invasione cromatica, colate di colori che si intrecciano come i pensieri, come le riflessioni, come le emozioni. Emozioni sedimentate in una vita di studium, di affezione, di devozione, di rielaborazione. Nei rossi, nei gialli, nei blu, nello splendore raggiante e talvolta aggressivo della materia pittorica tutte le riflessioni su quanto è stato ed è bagaglio culturale, ma ancor più, emotivo e sentimentale;non un presuntuoso raffronto, non un azzardato accostamento ai Maestri. Ancora una volta si afferma con forza che è il colore l’unico mezzo, l’unico veicolo di cui l’artista dispone per affermare se stesso, per raccontare e per comprendere il suo mondo.
TAPPETI, LE MIE LACRIME SULLA FATICA 2008
Nascono dall’ intervento su immagini tratte da un catalogo commerciale di tappeti 70 opere, 70 vistosi e veementi pensieri, 70 assalti cromatici in cui riaffiora una tematica già affrontata in passato, seppure con toni e modi assolutamente diversi. La riflessione dell’artista torna a concentrarsi sull’uomo, ma soprattutto sul suo prodotto più distintivo, il frutto, più o meno alto, del suo ingegno. Il lavoro. Il lavoro che è fatica, il lavoro che è sacrificio, sudore, lacrime. Il lavoro che viene fuori dalle mani, dalla testa, dallo stomaco. Un lavoro che merita riconoscimenti e rispetto. Non a caso la scelta del supporto è il tappeto, un’ opera frutto del durissimo lavoro, fisico ed intellettuale, di piccole mani che ricevono misere ricompense. E l’intervento dell’artista non vale affatto a ricoprire o a cancellare questo lavoro, ma è la reazione a questo stato di cose. Le lacrime sulla fatica risplendono e risuonano nelle nostre teste come denuncia, come richiamo, accusa. E sono lacrime dense, insanguinate, bollenti.
MONADI * 2008
Porzioni di tele ricavate da un intero.
Estratti di un pensiero complesso, ampio, lucido e razionalmente elaborato.
Un gesto poetico difficile, tagliare la propria voce, come tagliare se stesso, cercando di ricostruirsi in ognuno dei suoi piccoli riquadri.
Perché se un significante è un insieme di segni giustapposti in funzione di un determinato messaggio, ogni segno, in qualità di parte di questo messaggio, è significante in sé, portatore del suo messaggio.
Una simbolica eucaristia di colore, di forme, di poesia, di rabbia, di amore per l’arte e dell’arte.
TELE
Una vasta produzione, oltre 35 tele, che viene alla luce in tre anni di lavoro, intenso e costante. Un’ampia galleria di opere che nella sua eterogeneità ci parla del lungo e impegnativo viaggio della pittura, attraverso se stessa, per se stessa.
Un lento e faticoso percorso dell’artista che parte dalla riappropriazione di mezzi e modalità, che corre attraverso gli anni, dalla formazione alla maturità, per immettersi finalmente sul cammino della nuova vita. Un percorso che va letto e gustato in ogni sua forma, per trovarvi, in ogni nuova pennellata, uno scorcio della vita e dell’arte. Uno slancio poetico senza pari accompagna ogni nota di colore, ogni macchia, ogni bruciatura. Un bisogno di dire e di dare tutto di se stesso in una furente e appassionata esplosione cromatica e formale. L’amore puro per la forma e per la carne, il piacere infantile di masticare e diventare colore, la sperimentazione, la coraggiosa e dolorosa problematica sociale. La ferite che stillano sangue bollente nelle tele che paiono destrutturasrsi per tornare a vivere nei verdi e nei gialli, nei bagliori dell’oro, per riconquistare uno spazio esclusivo nel panorama della pittura.
Dalle tele di grande formato, ai r.d.R. (refusi di Ramaglia), dalla delicatezza quasi incantata dei Fiori ai cromatismi del Mare, dai racconti fiabeschi alle bruciature, ai bitumi, alle tele che partoriscono se stesse. Velature, trasparenze, giochi di rifrazioni, croste, tagli e colature misurate, studiate nella loro apparente casualità.
Con il rischio di venirne travolti entriamo in questo universo poetico, dove le immagini urlano se stesse, le sentiamo e siamo finalmente costretti ad ascoltarle.
Maria Civita Dell’Aversano, 2010
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